Riesling: l’eredità dell’Alsazia

Una regione. Un vitigno. Un’azienda. Un’annata.

Grande serata quella andata in scena presso la delegazione di Vercelli dove si è parlato di Alsazia, sfatando il mito di vini grassi e dall’alto residuo zuccherino, che spesso mascherano le finezze stilistiche dei vini. Abbiamo affrontato il discorso Riesling di più espressioni a parità di annata e di una sola azienda, per comprendere appieno l’egregio lavoro compiuto dall’azienda Zind-Humbrecht, tra le più alte espressioni alsaziane, quando si parla di finezza, di longevità e di legame territoriale. Dal 2002 hanno introdotto l’indicazione in etichetta di un indice relativo al residuo zuccherino presente in un vino, per meglio aiutare il consumatore o il sommelier alle prese con gli abbinamenti. I vini della serata erano tutti indice 1, ovvero quelli più secchi e quindi la migliore chiave di lettura per l’interpretazione del terroir. Si è iniziato con una mineralità più scura e sassosa del Roche Roulée, contrapposta a quella più pungente e calcarea del Roche Calcaire. Poi è stata la volta dei mono cru; l’opulenza dell’Heimbourg agrumato e salino, la raffinatezza del Clos Windsbuhl situato accanto alla chiesa di Sainte Hune e che non ha nulla da invidiare al più noto “cugino” firmato Trimbach, per poi passare ai due grand cru aziendali. La maestosità granitica del Sommerberg di Niedermoschwihr che ha srotolato il tappeto rosso per la chiusura con l’Ürziger Würzgarten alsaziano chiamato Rangen De Thann. Zind-Humbrecht possiede la parcella Clos St. Urbain, esplosione aromatica per via delle forti pendenze e la commistione granitica, scistosa, calcarea e vulcanica del terreno. Un vino capace di sedersi al tavolo dei GC borgognoni.