Ruché di Castagnole Monferrato Vigna del Parroco 2018

Possiamo considerare Don Giacomo Cauda una sorta di Dom Pérignon per il Ruchè.

Classe 1927, originario del Roero e quindi completamente ignaro dell’esistenza di questo vitigno prima del suo arrivo nel 1964 come parroco proprio nel comune di Castagnole Monferrato, culla del Ruchè.

I vigneti annessi alla parrocchia versavano in completo stato di abbandono. Don Giacomo forte del suo animo contadino, alternò messe e trattore, per ridare vita al vigneto.

Si innamora del vino prodotto, così diverso dal nebbiolo che conosceva. Un vino “ingentilito”, mai sopra le righe. Vinificato spesso dolce o per tagliare altri vini, lui diventa artefice invece della versione “secca” e vinificato in purezza. Dalla prima vinificazione ne ricavò 28 bottiglioni.

In preda all’euforia e dalla consapevolezza delle sue potenzialità, decise di espandere il vigneto produttivo e portarlo fino ad una dimensione equivalente a poco più di 8 “giornate” piemontesi.

Presto però si trovò a dover fare i conti con la curia, in quanto mal vedeva questa versione agricola del prete, ma soprattutto per i debiti con le banche affrontati per fare fronte all’investimento. Fortuna vuole che la strada era tracciata e fu seguita anche da altri produttori, portando il nome del Ruché, al di fuori dei confini comunali.

Una volta raggiunta la veneranda età, dove il lavoro della terra si fece sempre più pesante, dovette abbandonare il ruolo di vignaiolo. La vigna fu presa in carico dalla famiglia Borgognone prima e da un giovane Luigi Ferraris poi, che ne fece tesoro della sua nobile storia. Era il 2016.

Assaggiamo la versione targata 2018. Una versione precisa, dinamica, versatile del Ruchè.

Buona cromatica di una veste rubino luminosa. Al naso abbiamo un bagaglio di frutta rossa a bacca nera associato alle note “aromatiche” tipiche di questo vitigno, come la peonia ed il geranio. Un naso non solo esuberante, ma consapevole di una complessità stratificata e mai ruffiana.

Note di pepe ed eucalipto a chiudere.

Palato “gentile” composto, tannino dolce e chiusura marcata da una bellissima scia sapido-minerale.