Barbaresco Costa Russi Gaja 2016

98/100 – Barbaresco Costa Russi Gaja 2016

Ci troviamo nella parte sud di Barbaresco vicino al confine con il comune di Treiso. Qui troviamo la meravigliosa collina dove sono situati i cru di Roncaglie e Roncagliette. Una zona benedetta che tutto il mondo ci invidia, dai terreni composti da marne argillose-calcaree. Nella parte più alta della collina troviamo il vigneto del Sorì Tildìn, mentre nella parte più bassa è situato quello del Costa Russi, ad un’altitudine di circa 230 mt, una superficie di 4,35 e dove le piante hanno un’età di circa 70 anni. Questa differenza viene spesso sottolineata quando capita di assaggiarli in comparazione i due cru, a parità di annata. Tendenzialmente Costa Russi tende avere una profondità del frutto con una bacca più scura ed una tonalità più calda, mentre sull’allungo esce una speziatura già più marcata in gioventù, rispetto ad una balsamicità che è propria più del Sorì Tildìn.
L’annata 2016 gioca tuttavia un campionato a parte. E’ il millesimo che ogni viticoltore vorrebbe sempre avere in cantina. Le uve sono arrivate fino alla vendemmia seguendo un ciclo perfetto, senza sbavature, sane e dove la maturazione fenolica ha potuto raggiungere vette di eccellenza grazie ad un’estate dove il clima ha dato il meglio di sè. Nel giro di pochi minuti siamo passati nella sequenza degli assaggi, da un village dove le Roi ha messo in campo il suo bagaglio di esperienza per dare la migliore interpretazione in un millesimo difficile, ad un grand cru di grande annata, dove l’artista ha potuto contare su una tavolozza di colori per dare sfoggio della sua migliore bravura. Già quando scorre nel calice si vede che ostenta una veste delle grandi occasioni, di un rubino luminoso che lascia intendere i suoi propositi. Olfattiva raffinata, dalle tinte forti. Da un lato abbiamo quel frutto caldo, avvolgente, rassicurante e di una langarosità intrinseca che sfocia da tutti i pori. Il frutto a bacca rossa riscontrato nella ‘18, ha lasciato spazio al frutto più a bacca nera di questa ‘16. Come giustamente ci si dovrebbe aspettare da questo cru. Ma con l’ossigenazione ecco uscire un’altra parte, dove troviamo delle pennellate più “fredde”, note di ginepro e resina di pino, balsamiche all’eucalipto e di spezie più piccanti. Ecco cosa vuol dire la classicità di un grande millesimo langarolo su un cru come Costa Russi, capace di scombussolare i piani in fase di assaggio o dei preconcetti acquisiti sul campo. Manca giusto una virgola a questo vino per renderlo estremamente grande, quella dolcezza terziaria che solo con tempo e tanta pazienza potrà acquisire. Ma la strada è già tracciata. Il palato è un’esplosione autentica e passionale. Di grande profondità gustativa. Anche qui abbiamo la carezza calda del frutto che gioca con i bagliori balsamici. Una trama fitta, di tannini decisi ma di grande finezza. Spesso uso la metafora del tappeto rosso per dare idea di quanto raffinato possa essere un allungo post gustativo e anche in questo caso può essere tranquillamente srotolato, perché il vino difficilmente si farà dimenticare presto.

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